Omicidi dei difensori del Pianeta: un anno senza precedenti

Nel 2020, il numero di persone assassinate perché in prima linea per difendere l’ambiente è aumentato significativamente e ha toccato cifre record. I dati di Global Witness.

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Protesta per l’ambiente (foto: Vincent Majanssen/Pexels)

Non c’è pace per chi ogni giorno lotta al fine di salvaguardare il nostro Pianeta. E, in molti casi, nemmeno la giustizia riesce a fare il suo corso. Nel 2020, gli omicidi delle persone che difendono la Terra hanno toccato un record che non fa ben sperare per il futuro.

Global Witness è l’associazione che raccoglie ogni anno, dal 2015, i dati relativi alle uccisioni degli attivisti di tutto il mondo che si battono per difendere le terre e dell’ambiente. In sei anni di attività, la ONG si è resa conto del fatto che con l’aumento della crisi climatica, cresce anche la violenza contro i difensori del Pianeta.

I nuovi dati diffusi da Global Witness lo confermano: la crisi climatica è una crisi contro l’umanità. Ben 227 persone sono state uccise nel 2020, per aver difeso la propria terra e l’ambiente: un numero mai raggiunto prima. Si tratta di circa 4 persone morte in media ogni settimana per la loro azione di tutela del Pianeta. E, senza di loro, sarà difficile risolvere il problema della crisi climatica.

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Questi episodi sono accompagnati da un numero crescente di minacce: intimidazione, sorveglianza, violenza sessuale, criminalizzazione di chi lotta per la Terra.

2020: l’anno peggiore di tutti

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Conseguenze della deforestazione (foto: Facebook Global Witness)

Secondo quanto riportato da Global Witness, nel 2020 oltre la metà degli attacchi si è concentrata in tre Paesi: Colombia, Messico e Filippine. La Colombia, in particolare, risulta per il secondo anno consecutivo lo Stato in cui si è verificato un enorme numero di uccisioni: 65 persone sono state assassinate nel solo 2020.

Gli omicidi avvenuti in Colombia si inseriscono in un contesto di attacchi sempre più diffusi, sia contro i difensori dei diritti umani sia contro i leader delle comunità. Sono colpiti, in particolare, le popolazioni indigene che durante la pandemia hanno visto un peggioramento della situazione: i lockdown hanno fatto sì che i bersagli venissero raggiunti direttamente nelle proprie case, mentre le misure protettive del governo venivano meno.

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In Messico si sono verificati 31 attacchi letali nel 2020, con un incremento del 67% rispetto al 2019. Anche in questo caso, la metà degli omicidi ha interessato le comunità indigene. Per di più, l’impunità per coloro che hanno commesso questi crimini è incredibilmente alta: oltre il 95% degli omicidi non è sfociato in un’azione penale.

Nelle Filippine, infine, coloro che si oppongono alle industrie dannose per l’ambiente diventano spesso bersaglio di giri di vite fatti dalla polizia o dai militari. Gli anni di presidenza di Duterte hanno visto un drammatico incremento degli attacchi contro i difensori del Pianeta: dalla sua elezione nel 2016 alla fine del 2020, 166 persone sono state uccise.

Difensori delle foreste in pericolo

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Una protesta per salvare la foresta (foto: Facebook Global Witness – @luizarpaiva)

Delle persone attaccate perché difendevano la salute di un ecosistema, il 70% stava agendo per tutelare le foreste dalla deforestazione e dallo sviluppo industriale. In Brasile e Perù, tre attacchi su quattro si sono verificati nelle rispettive aree appartenenti alla foresta Amazzonica. Circa il 30% degli omicidi è legato allo sfruttamento delle risorse, in particolare al settore del legno.

L’impatto di queste uccisioni non viene percepito allo stesso modo a livello globale. Il Sud del mondo soffre maggiormente le conseguenze del riscaldamento globale, infatti 226 omicidi del 2020 (su 227 totali) sono stati commessi in questa parte del Pianeta.

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Particolarmente allarmanti sono gli attacchi contro le popolazioni indigene, circa 5 su 7 delle uccisioni di massa verificatesi nel 2020. In moltissime nazioni, inoltre, le grandi compagnie sfruttano le risorse senza rispettare i diritti umani o l’ambiente e non vengono punite. Anche i governi, dal canto loro, sono spesso responsabili degli attacchi o non agiscono affinché si tutelino le persone e le terre.

In conclusione, senza un’inversione di rotta ci saranno conseguenze non solo per l’ambiente – con i cambiamenti climatici che porteranno sempre più danni agli ecosistemi – ma anche per le persone – in particolare coloro che si adoperano per difendere il Pianeta. Gli enti e le istituzioni nazionali e internazionali dovrebbero contribuire maggiormente, creando un ambiente che tuteli le persone e la Terra. Finché ciò non avverrà, la situazione non farà che peggiorare.

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