L’uomo e lo scimpanzé sono uguali? Uno studio lo rivela, a partire dalle mani!

Carissimi Homo Sapiens, a tutti voi che credete nella supremazia della nostra specie su tutte le altre esistenti, una cattiva notizia: a quanto pare, le nostre mani non sono abbastanza evolute! 

Dal Big Bang ai giorni nostri, l’essere umano ha subito una metamorfosi continua fino a diventare l’essere che conosciamo oggi.

mano scimpanzé e mano uomo (Foto: Pixabay)

Parallelamente, un sacco di altre specie hanno percorso un processo evolutivo a seconda dei cambiamenti climatici e ambientali in generale.

In tutto questo processo di evoluzione, l’uomo si è da sempre affermato sulle altre specie in virtù delle sue capacità di comunicare, della sua postura eretta e della capacità di elaborare pensieri complessi.

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Dal mondo della scienza però, arriva una notizia che ci fa: la mano dell’essere umano non si è evoluta di molto rispetto al nostro antenato precedente. Perché?

Dimmi che mano hai e ti dirò chi sei: ecco cosa rivela lo studio

Secondo lo studio di Sergio Almecija della George Whasington University, le dimensioni del pollice umano sono cambiate di poco rispetto all’antenato in comune con gli scimpanzé.

Viceversa, il pollice degli scimpanzé si è allungato di molto e questo ad oggi gli permette di avere una mano capace di afferrare e maneggiare utensili.

Evoluzione uomo (Foto: Pixabay)

Per effettuare questa ricerca, si sono analizzare mani di antenati come Ausrtalopiteco a confronto con i resti di arti di scimmie fossili.

Alcuni esperti sostengono quindi che le nostre mani, nate per afferrare gli oggetti, sono in realtà molto primitive; altri invece, ritengono che la nostra mano sia cambiata poco perché in realtà non era necessario all’evoluzione.

Non è solo questione di mani: lo scimpanzé diventa Homo

Questa similitudine ci permette di comprendere una cosa molto interessante: l’uomo e lo scimpanzé, come anche i Bonobo, condividono molte caratteristiche. Un esempio è quello del DNA, che presenta caratteristiche molto simili.

Allo stesso modo, è stato notato che il primate, come l’uomo, è capace di esprimere le proprie emozioni e scegliere se appartenere ad un gruppo o ad un altro.

In più, l’aspetto relazionale gioca un ruolo importante. Per esempio, la fase dell’infanzia è molto importante per un piccolo di questa specie.

Dura circa 5 anni in qui il cucciolo beve il latte della mamma e sviluppa con lei un rapporto che può durare tutta la vita.

Cucciolo di Scimpanzè (Foto: Pixabay)

In cosa differiamo? Di sicuro, viene meno negli scimpanzé la capacità di creare un codice linguistico parlato, anche se, in cattività, un primate può apprendere il linguaggio dei segni.

Per tutte le similitudini e per la nostra e loro parentela, gli scienziati hanno deciso di classificare gli scimpanzé sotto la categoria Homo e non più PanTtroglodytes.

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Homo o non homo, non dovremmo forse smettere di sfruttare queste razze per esperimenti di laboratorio perché simili a noi per imparare, piuttosto, a conoscerli meglio? Batti cinque, scimpanzé!

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