Etichette “trappola”: frode e danni per specie a rischio

Un’inchiesta condotta dall’Università di Oviedo, in Spagna, rivela una frode nell’etichettatura del pesce surgelato. Danni per le specie a rischio estinzione, pescate illegalmente.

pesce congelato
Pesce congelato (foto: Pixabay)

Una maxi frode, portata avanti a livello internazionale, nell’etichettatura del pesce surgelato. E’ quanto scoperto da un’inchiesta condotta da un team dell’Università di Oviedo, in Spagna, e riguarda i prodotti del mare provenienti dagli allevamenti europei.

Il team investigativo ha analizzato l’etichettatura di oltre 400 campioni di alcuni dei pesci più consumati in Europa: merluzzo, tonno, acciughe, melù (o potassolo). I risultati sono stati pubblicati nell’autorevole rivista Scientific Report.

Il gruppo universitario Aula de Investigación sobre Recursos Naturales-ARENA lotta contro le etichette “trappola” che riguardano i prodotti provenienti dal mare. Il lavoro del team ha lo scopo di comprendere cosa alimenta il fenomeno delle frodi, per migliorare l’autenticità e la sostenibilità degli alimenti.

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Per quanto riguarda quest’ultimo studio, la percentuale di etichette errate riscontrata risulta molto bassa (1,9%); ciò che importa è però che l’inchiesta rivela l’utilizzo di specie considerate a rischio estinzione e una pesca illegale portata avanti nelle acque africane.

L’inchiesta sulle etichette-trappola

mercato pesce
Pesce al mercato (foto: Pixabay)

In particolare, è stato dimostrato che la frode riguarda maggiormente i pesci considerati più di valore dai consumatori. Per quanto riguarda le specie a rischio, si è scoperto che l’etichettatura errata riguardava un particolare tipo di tonni giovani (Thunnus thynnus), così come esemplari di merluzzo africano (Merluccius polli) che non risultano ancora regolamentati.

Una vera e propria truffa, quindi, anche per il consumatore finale che acquista un pesce etichettato (e dunque spacciato) come di valore mentre in realtà sta comprando un esemplare meno prestigioso. Inoltre, in questo modo si sfruttano specie a rischio estinzione o non dichiarate e si minano gli allevamenti.

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Il gruppo dell’Università di Oviedo non si è spinto fino all’identificazione dei responsabili di tale frode, infatti dichiara che “risulta difficile stabilire se la truffa proviene dal luogo di pesca oppure no; non sappiamo chi sono i responsabili, serve un’investigazione che vada più a fondo all’origine“.

Pesca non in linea con gli obiettivi

L’inchiesta condotta dal team universitario spagnolo è in linea con l’obiettivo 12 dell’Agenda 2030 dell’ONU: “garantire modelli di consumo e produzione responsabili”. Ad oggi, infatti, le risorse consumate dalla popolazione mondiale sono maggiori di quelle che gli ecosistemi ci possono fornire. Per questo è fondamentale produrre e consumare in modo sostenibile.

Il gruppo dell’Università di Oviedo opera proprio in questo contesto per promuovere catene di produzione e consumi più efficienti, ma che siano legati a una sicurezza e sostenibilità alimentare.

Inoltre, il lavoro del team universitario spagnolo riguarda l’obiettivo 14 dell’Agenda 2030: “conservare e utilizzare in modo sostenibile la vita sott’acqua”.

Attraverso una migliore gestione degli ecosistemi marini, con normative che mettono al bando la pesca illegale e riducono la contaminazione delle acque, è possibile contribuire a salvaguardare la flora e la fauna marine.

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