Dito puntato sul “Greenwashing” | Prima sentenza storica emessa in Italia

In Italia arriva la prima ordinanza cautelare da parte di un tribunale, nei confronti di un’azienda in materia di “Greenwashing”. Si tratta di una sentenza storica.

Il Greenwashing è purtroppo un fenomeno sempre più diffuso a livello internazionale. Sono molti, infatti, i brand che si nascondono sotto un ecologismo di facciata, pensato solo per alimentare le proprie vendite e “fregare” i consumatori.

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“Greenwashing”, le aziende ci fanno credere di essere ecologiche (Foto: unamglobal)

Fortunatamente, sono sempre di più anche gli utenti e le aziende concorrenti che si adoperano per smascherare questo fenomeno. E i marchi che utilizzano campagne pubblicitarie illusorie, decantando i loro prodotti o le loro pratiche “rispettosi dell’ambiente”, in molti casi devono fare i conti con la giustizia.

In Italia, pochi giorni fa è stata emessa una storica ordinanza cautelare contro il Greenwashing: si tratta della prima sentenza di un Tribunale del nostro Paese in quest’ambito, che potrebbe fare da esempio per molte altre aziende.

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Coinvolte nella questione due imprese, la Alcantara e la Miko, concorrenti sui tessuti che vengono utilizzati per i rivestimenti delle automobili. Il primo è un brand italiano con sede legale a Milano, mentre il secondo è friulano. Ecco perché sono finite in tribunale e chi ha avuto la meglio.

Microfibra “riciclabile ed ecologica”

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Greenwashing (foto: Pixabay)

Il Greenwashing può essere considerata una vera e propria truffa nei confronti del cliente e una pratica scorretta verso la concorrenza. Consiste, infatti, nel presentare in modo falso o esagerato l’azienda, comunicando un’immagine di impresa sostenibile che non corrisponde alla realtà.

Il caso in questione, giudicato dal Tribunale di Gorizia, riguarda le campagne pubblicitarie di Miko promosse per “Dinamica“: avrebbero, infatti, messo in evidenza le caratteristiche green di questo tessuto in un modo non veritiero.

Secondo Alcantara, queste sarebbero state lesive del proprio business e avrebbero quindi provocato una concorrenza sleale sulla base di dichiarazioni non veritiere.

Così é stato fatto ricorso al tribunale, il quale ha riconosciuto “la sensibilità verso i problemi ambientali è oggi molto elevata e le virtù ecologiche decantate da una impresa o da un prodotto possono influenzare le scelte di acquisto del consumatore“.

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Come riportato dal Tribunale di Gorizia, i claim ambientali utilizzati per il prodotto di Miko (come “amica dell’ambiente” o “scelta naturale”) sarebbero “molto generici e sicuramente creano nel consumatore un’immagine green dell’azienda“.

La decisione resa dal Tribunale di Gorizia il 26 novembre 2021 è una ordinanza resa all’esito di un procedimento cautelare/d’urgenza, caratterizzato da una istruttoria sommaria.

Entrambe le parti potranno, peraltro, proporre reclamo avverso la decisione entro dicembre 2021 e/o avviare un eventuale giudizio ordinario, procedimenti che potranno avere come esito la conferma dell’ordinanza del 26 novembre o, al contrario, la sua modifica.