Perché la parola “fame” non veniva pronunciata fino a 20mila anni fa

Gli Homo venuti prima di noi non potevano pronunciare alcune delle parole oggi più diffuse, tra cui “fame”. Un nuovo studio spiega il perché di questo fatto curioso. 

L’evoluzione del linguaggio umano ha seguito anche quello del nostro fisico. In particolare, la forma del viso e la posizione delle arcate dentali avrebbe influenzato la possibilità di pronunciare determinate parole.

Uomo primitivo
Uomo primitivo (Foto Pixabay)

L’essere umano, dunque, non sarebbe stato in grado di vocalizzare alcuni fonemi fino all’evoluzione di alcune parti del corpo. Lo sostiene, in particolare, uno studio pubblicato su Science, “Human sound systems are shaped by post-Neolithic changes in bite configuration“.

Quest’ultimo evidenzia quali sono i suoni che l’uomo non sarebbe stato capace di pronunciare fino a circa 20mila anni fa. Nel dettaglio, secondo una teoria formulata dal linguista Charles Hockett nel 1985, le popolazioni di cacciatori e coltivatori avrebbero avuto difficoltà a pronunciare le consonanti “f” (e quindi parole come “fame“) e “v“.

Questo perché, appunto, la forma del viso dell’Homo di allora non permetteva di unire il labbro inferiore all’arcata dentale superiore.

Gli autori del più recente studio, inoltre, hanno messo insieme gli ambiti della paleoantropologia, scienza del linguaggio, storia della linguistica e metodi della biologia evolutiva per dimostrare che ci sarebbe stato un cambiamento globale nel sistema dei suoni nel linguaggio umano.

In particolare, i cambiamenti del linguaggio sarebbero stati causati dal modo differente di masticare. Questo rispecchierebbe a sua volta i cambiamenti avvenuti nella dieta e nei comportamenti di queste popolazioni a partire dall’Età Neolitica.

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L’agricoltura ha cambiato il linguaggio

teschio
Teschio (foto: Pixabay)

I suoni come la “f” e la “v” sarebbero stati possibili solo dopo la nascita dell’agricoltura. Questa viene collocata intorno ai 10-12mila anni fa, ma secondo alcuni studiosi addirittura 20mila.

Cambiando le proprie abitudini alimentari, gli uomini avrebbero dunque modificato il modo di masticare e di conseguenza la forma della propria mandibola.

Prima del passaggio dalla Preistoria alla società contemporanea, gli uomini chiudevano la bocca e mordevano facendo corrispondere le due arcate. Successivamente, invece, si sono sviluppati il morso e il modo di chiudere la bocca per come li conosciamo oggi.

Questo perché, grazie all’avvento dell’agricoltura, sarebbero stati introdotti nella dieta umana anche alimenti più morbidi. Alcuni studiosi hanno criticato quest’ultima affermazione, dicendo che in realtà gli uomini erano in grado di cuocere i cibi e renderli morbidi già prima della scoperta dell’agricoltura.

Inoltre, altri sostengono che l’agricoltura si sia diffusa molto prima del Neolitico. Insomma, sono ancora tanti i dubbi intorno all’evoluzione del linguaggio ma ogni studio aggiunge un nuovo tassello alla sua comprensione.

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