Ecco la nuova economia che offre nuovi posti di lavoro | Pensare al futuro

Originatosi negli anni ’70, il progetto di questa nuova Economia è sempre più diffuso. Conosciamo realmente il suo significato? Ma soprattutto proviamo a ragionare in grande, pensando al futuro. Quali sono le ricerche e i cambiamenti attuali al riguardo? 

Il mondo oggi corre all’impazzata. Ce ne accorgiamo riflettendo sul nostro stile di vita, sempre di corsa, o anche soltanto fermandoci a pensare a quanti siamo, su questo Pianeta. La popolazione mondiale non fa altro che crescere di numero e, in questo modo, la domanda di materie prime sale e pretende, sempre più.

 

Economia circolare
Economia circolare (Foto de Mac Mullins, Pexels)

In quest’ottica di velocità e salita costante, appare semplice notare che le risorse, prima o poi, finiranno. Ed ecco che ci troviamo nell’attuale presente: aumenta la domanda, scarseggiano le risorse. Non finisce qui: ci si mette pure il clima, ad appesantire l’intera faccenda.

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Ebbene, i processi relativi all’estrazione e utilizzo delle materie prime influenzano in maniera non proprio positiva il nostro ambiente: aumenta il consumo di energia e salgono le emissioni di anidride carbonica.

Inquinamento
Inquinamento spiagge (Foto: Pixabay)

In questo scenario realistico e allarmante, bisogna cambiare paradigma, pensando al futuro in maniera innovativa ma soprattutto strategica. Il modello di sviluppo da prendere in considerazione, così, è proprio quello già sentito e risentito: l’Economia Circolare.

Sappiamo dare una definizione concreta a questo nuovo modo di pensare alle risorse? In che modo, la stessa è in grado di creare nuovi profili professionali e ridurre l’impatto ambientale?

Economia circolare: é necessario capirla per migliorare il mondo

Dal sito del Parlamento Europeo, si evince che “ogni cittadino europeo consuma, in media, 14 tonnellate di materie prime all’anno.” Non solo, “produce ogni anno cinque tonnellate di rifiuti nuovi.”

economia circolare
Economia circolare (Foto: Nareeta Martin, Unsplash)

L’obiettivo del Parlamento Europeo, infatti, è proprio quello di abbandonare il precedente modello di Economia Lineare, per sostituirlo e migliorarlo a favore dell’Economia Circolare. E’ secondo quest’ultima che la mole di rifiuti e materie prime andrebbero, quindi, riutilizzate, eventualmente riparate o intelligentemente riciclate.

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Il gioco delle 3R è semplice: Riutilizza, Ripara, Ricicla. E’ proprio questo il principio base di questa importante dinamica. Le materie prime finiscono all’interno di un nuovo ciclo infinito, una sorta di circolo che si alimenta grazie all’astuzia di ogni cittadino e materia prima.

Secondo il famoso report annuale Circularity Gap Report dell’associazione Circle Economy, l’economia circolare porterebbe ad un miglioramento delle emissioni di gas serra, le quali si ridurrebbero di circa 22,8 miliardi di tonnellate l’anno.

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3R: Riutilizza, Ripara, Ricicla (Foto: Pixabay)

Una nuova economia é possibile: sì all’ambiente, sì a nuovi lavori

Il cambio di rotta qui citato non solo migliorerebbe l’impatto ambientale nel mondo, ma contribuirebbe alla formazione di nuovi profili professionali.

Parliamo di competenze tecnico-scientifiche legate al settore lavorativo di riferimento, così come delle nuove soft skills, come per esempio la costanza all’aggiornamento e innovazione, capacità di unione e miglioramento nell’apertura mentale verso il cambiamento.

La recente indagine che vede protagonista il centro di ricerca sul lavoro futuro, Ranstad Research, sostiene che siano oltre 200 le nuove professioni che nasceranno dall’acuirsi dell’economia circolare.

Sarà dunque una giusta dose di competenze miscelate il vero motore del cambiamento per un nuovo concetto di economia, più trasparente e più altruista. I vecchi mestieri tradizionali lasceranno spazio a nuove figure predisposte all’aggiornamento e al passo coi tempi.

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Certo, senza un’adeguata formazione sarò tutto più complicato. Pertanto è necessario investire sulla transizione sostenibile, cominciando dal sistema formativo che dovrà essere in grado di gestire le tecnologie e i servizi che ne emergeranno.

Se la speranza è l’ultima a morire, allora cominciamo ad agire, ora.

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