Stop pesticidi nel piatto: i dati shock… anche su frutta e verdura!

Il report stilato da Legambiente evidenzia la presenza di pesticidi nei nostri piatti. Purtroppo, anche frutta e verdura non sono escluse da questo fenomeno diffuso nell’agricoltura.

Siamo abituati a pensare che frutta e verdura siano gli alimenti più sani e quindi il cibo migliore per il nostro corpo, infatti sono ricchi di nutrienti e hanno anche (generalmente) un impatto minore sull’ambiente.

Mela, scheletro (foto Pixabay)

Tuttavia, i pesticidi che vengono ancora troppo spesso utilizzati nell’agricoltura possono cambiare diametralmente questa visione. Anche in Italia, infatti, si continua a impiegare una grande quantità di sostanze chimiche sulle colture.

Per valutare l’impatto dei pesticidi sui prodotti di cui ci nutriamo, Legambiente grazie alla collaborazione di Alce Nero ha analizzato oltre 2.500 campioni di alimenti di origine vegetale (inclusi i prodotti derivati dall’apicoltura) di provenienza italiana ed estera. I risultati sono stati riportati nel documento “Stop pesticidi 2021“.

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Il dossier raccoglie i dati del 2020 e sottolinea la percentuale di pesticidi ancora presente in frutta e verdura. Nonostante non vi siano molti campioni irregolari, ovvero che superano la soglia di queste sostanze consentite, purtroppo il 35% del totale analizzato è rappresentato da campioni regolari ma che contengono uno o più residui di pesticidi (seppur nei limiti di legge).

Frutta e verdura: le più contaminate

Agricoltura pesticidi (foto Pixabay)

Così come gli anni precedenti, anche per il 2020 la frutta è la categoria con la percentuale più alta di campioni regolari con uno o più residui: nel 53,59% dei casi sono presenti tracce di almeno una sostanza attiva. Gli alimenti più contaminati dai fitofarmaci sono: uva da tavola (85,71%), pere (82,14%), fragole (71,79%) e pesche (67,39%).

La maggior parte delle irregolarità, invece, è stata rintracciata in agrumi (3,47%), piccoli frutti (4,44%) e frutta esotica (3,13%). Per quanto riguarda le verdure, fitofarmaci sono stati trovati in quantità elevate soltanto nei pomodori (60,20%) e nei peperoni (48,15%). Tra gli alimenti trasformati, invece, quelli con le maggiori percentuali di residui permessi sono vino (39,90%) e miele (20%).

I dati raccolti nel dossier evidenziano che la presenza di fitofarmaci è ancora troppo diffusa sia negli alimenti italiani sia in quelli europei. In alcuni campioni, infatti, sono addirittura state rinvenute sostanze altamente tossiche. In Europa, a farla da padrone sono fungicidi e battericidi (40%), erbicidi (circa il 33%), insetticidi e acaricidi (13%).

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Per questo motivo, Legambiente ha chiesto di intervenire in modo incisivo e tempestivo.

Dobbiamo adoperarci per raggiungere obiettivi sempre più sfidanti, sollecitando i decisori politici nazionali e comunitari – ha detto il responsabile agricoltura dell’associazione, Angelo Gentilicome indicato con chiarezza dalle strategie Farm to fork e Biodiversità che entro il 2030 prevedono: riduzione del 50% dei pesticidi, riduzione del 20% dei fertilizzanti, riduzione del 50% degli antibiotici, raggiungimento del 10% delle aree agricole destinate ai corridoi ecologici e del 25% di superficie coltivata a biologico in Europa”.

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