Salmonella nel pollo. La sconcertante ricerca è chiara: 1 su 3 è contaminato. I marchi

Salmonella nel pollo. Ecco il recente studio e i suoi risultati. Nessuna tregua, quindi, per i consumatori che si vedono sballottati da una nuova allerta all’altra. Ma quali sono i marchi con cui rischiamo di più? Vediamoli insieme.

A quanto pare non esistono giorni tranquilli per i consumatori. Infatti dopo i pesticidi nella frutta e nella verdura, l’ossido di etilene nei gelati, e la salmonella nelle uova Kinder, anche la carne ha cominciato a regalarci preoccupazioni.

Pollo alla salmonella
Foto Freepik

Sappiamo che l’allevamento intensivo ha diverse problematiche. Non si tratta solo un discorso etico (troppi i casi di maltrattamenti ai poveri animali), ma anche di forte impatto ambientale e di rischio contaminazione da salmonella.

Le allerte che riguardano questo batterio sono davvero in aumento e la carne, ovviamente, fa parte degli alimenti a rischio. Qualche settimana fa l’allerta era scattata per le alette di pollo del Carrefour, che furono ritirate dai banchi frigo.

Quello che preoccupa è che si tratta di carne proveniente da allevamenti italiani. Questo dovrebbe darci una sensazione di sicurezza in più, ma a quanto pare non basta. I marchi di cui vi parliamo oggi, infatti, sono tutti italiani.

Pollo con la salmonella, i risultati dello studio e i marchi coinvolti

Pollo alla salmonella. Su un campione di 24 marchi, 7 sono risultati positivi ai batteri di salmonella minori. Secondo una nota del Ministero della Salute, questo tipo di batteri provocano il 30 % delle salmonellosi umane, un dato veramente rilevante.

pollo salmonella
Foto Pixabay

Sappiamo che il Ministero si era già espresso a febbraio sul problema, consigliando di smaltire questo tipo di carne senza metterla più in vendita. Questo perché esiste comunque una potenziale pericolosità per la salute di chi ne fa utilizzo, anche se non comportano un rischio per la sopravvivenza.

Vista però la mobilitazione degli allevatori, che avrebbero dovuto buttare una buona parte della produzione, anche il Ministero della Salute ha fatto marcia indietro, annunciando che si trattava solo di consigli e non di disposizioni al territorio.

A questo punto l’unica cosa realmente cambiata è l’obbligo di apporre sulle confezioni la dicitura “Da consumarsi previa cottura“. È comunque una cosa risaputa che il pollo è una carne che va sempre consumata ben cotta.

pollo a pezzi
Foto Freepik

I prodotti analizzati sono stati:

  • Aia (pollo diavoletto),
  • Amadori (busto di pollo),
  • Fileni (petto di pollo a fette),
  • Vallespluga (galletto),
  • Coop Origine (petto di pollo),
  • Coop Viviverde (petto di pollo a fette),
  • Conad (petto di pollo intero; pollo busto intero),
  • Esselunga (mezzi filetti di pollo naturama; pollo busto eviscerato smart),
  • Carrefour (busto di pollo filiera qualità; filettini di pollo filiera qualità),
  • Todis (petto di pollo a fette),
  • Lidl (petto di pollo intero; pollo intero),
  • MD (petto di pollo bontà genuina; pollo a busto intero bontà genuina),
  • Eurospin (petto di pollo intero; pollo a busto),
  • In’s (busto di pollo val tenera; petto di pollo val tenera),
  • Saigi (galletto senza uso di antibiotici),
  • Elite (petto di pollo intero),
  • Fattorie Natura (petto di pollo fettine sottili).

Tra i marchi trovati positivi ci sono Aia, i 2 campioni di prodotto a marchio Conad, Coop Origine. Piuttosto buona, invece, valutazione invece dei prodotti bio come Viviverde Coop, che non presentavano nessuna traccia di salmonella.

Anche per quanto riguarda la carne, quindi, il marchio biologico rappresenta una sicurezza in più per la salute del consumatore. In conclusione, il consiglio che ci sentiamo di dare è di consumare meno carne e di evitare quella da allevamenti intensivi.

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