Si chiama “Bread for future” e vuole aiutare a combattere lo spreco di acqua dolce nella produzione del pane ed evitare che vengano buttate tonnellate di prodotto.
![pane](http://www.ecocultura.it/wp-content/uploads/2021/09/pane-pixabay.jpg)
In Italia, il pane viene consumato quotidianamente da pressoché tutte le famiglie. Si tratta di una tradizione tramandata nei secoli, una vera e propria arte che nasce dalle mani dei mastri fornai e arriva sulle nostre tavole regalandoci sapori e profumi che sanno di genuino.
Purtroppo, però, anche nella produzione del pane c’è un aspetto poco sostenibile: durante il processo vengono consumate, infatti, enormi quantità di acqua. Secondo i dati del Water Footprint Network, il pane è tra gli alimenti con impronta idrica maggiore dopo carne, pasta, uova e pochi altri: per produrre un chilo di pane sono necessari infatti ben 1.608 litri di acqua.
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La crisi idrica globale è sempre peggiore: oltre 1.2 miliardi di persone non avrebbero accesso all’acqua potabile. Per quanto concerne l’impronta idrica in Italia, oltre l’80% sarebbe legato al cibo. Questo ci fa comprendere come cambiare alcuni processi produttivi sia fondamentale per invertire la rotta e impattare di meno sull’ambiente.
Bread for Future: pane all’acqua di mare
![pane acqua di mare napoli](http://www.ecocultura.it/wp-content/uploads/2021/09/rodolfo-molettieri-pane-acqua-di-mare-facebook.jpg)
Un’idea innovativa che vuole cercare di salvaguardare le risorse idriche di acqua dolce arriva da Napoli: impastare il pane utilizzando l’acqua di mare. Una proposta portata avanti dal ricercatore del Cnr-Istituto per la protezione sostenibile delle piante di Portici, Giuseppe Sorrentino, e il panettiere napoletano Rodolfo Molettieri.
Secondo quanto dichiarato dallo stesso Sorrentino a Repubblica, ogni anno “3.416 miliardi di litri di acqua dolce sono destinati al pane“. Oltre all’utilizzo di acqua di mare per produrre il pane, che aiuterà a risparmiare acqua dolce, il progetto “Bread for future” vuole privilegiare l’impiego di farine di grani antichi; questo secondo Sorrentino “evita diserbo e trattamenti fitosanitari e contribuisce alla biodiversità“.
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Ma non solo: un altro problema legato alla produzione di pane è anche l’enorme spreco di questo alimento. Come spiegato a Repubblica dal panettiere Molettieri, è necessario che tutti diventino più consapevoli per evitare di distruggere il pianeta. E questo comprende anche le soluzioni che, nel suo lavoro, può scegliere di utilizzare affinché il pane non venga gettato tra i rifiuti quando perde la sua freschezza.
“Ogni anno vengono prodotte in Italia 26.280 tonnellate di pane – spiega – di cui 4.745 buttate. Il pane con l’acqua di mare dura più a lungo, fino a 12 giorni, senza muffe”.
Per Molettieri stesso, come si evince dalle sue pagine social, la sostenibilità rappresenta un elemento fondamentale del suo lavoro. Scrive infatti: “Utilizzando acqua di mare con le tantissime varietà di farine di grani biologici contribuiamo al benessere e alla salute nostra e del Pianeta“.