La nuova arma contro la crisi climatica è nascosta sotto l’oceano

E’ giunto il momento di affrontare la crisi climatica, ma come? Oltre a ridurre le emissioni, si potrebbe eliminare la Co2 già presente…con l’aiuto dell’oceano. Ecco come.

Come combattere la crisi climatica? La domanda pare ormai scontata quanto la risposta: limitando le emissioni di inquinanti. Eppure, anche gli ultimi report riferiscono una situazione che non accenna a migliorare, o almeno non in tutto il mondo.

fondale marino
Fondale marino (foto Pixabay)

Il cambiamento climatico è ormai evidente a tutti, ma a quanto pare non stiamo facendo abbastanza per invertire la rotta. I leader mondiali si sono impegnati in più occasioni per concordare le migliori azioni in tal senso, nonostante questo le condizioni della Terra appaiono sempre peggiori.

Nel nostro piccolo possiamo cercare di limitare le emissioni, in ambito domestico e lavorativo ad esempio. Molte aziende, dal canto loro, stanno elaborando diversi sistemi per diminuire le emissioni inquinanti. Uno sforzo dai Governi è però necessario per implementare gli sforzi e raggiungere il risultato.

Le moderne tecnologie possono aiutare a cercare più soluzioni, andando così a creare un vero e proprio circolo che riduca la Co2 sul pianeta. Un nuovo studio, inoltre, vuole cercare di eliminare l’anidride carbonica già presente in atmosfera. Come? Nascondendola sotto l’oceano!

Nascondere la Co2 sotto i fondali

fondale oceano
Fondale dell’oceano (foto Pixabay)

Ebbene sì: i ricercatori dell’Università Nazionale di Singapore hanno pensato di assorbire la Co2 in atmosfera, immagazzinandola sotto il fondale dell’oceano. In questo modo, appunto, il Governo vuole cercare di mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

Le autorità di Singapore infatti hanno finanziato tale progetto, insieme ad altri 11, nell’ambito dell’iniziativa Low-Carbon Energy Research Funding Initiative. La tecnologia elaborata dagli scienziati è riuscita a simulare il fondale oceanico, per verificare cosa succedere una volta che l’anidride carbonica viene compressa in forma liquida e iniettata sotto il fondale.

In questo modo, hanno capito che la Co2 può essere immagazzinata sotto i sedimenti dei fondali dell’oceano e mantenuta stabile grazie alla pressione creata dall’acqua. Infatti, l’anidride carbonica non sarà in grado di “scappare” e dunque resterà imprigionata sotto l’oceano potenzialmente per sempre.

Quando la Co2 viene iniettata in stato liquido nell’oceano, difatti, reagisce con l’acqua e forma una specie di ghiaccio conosciuto come “idrato“, che resta stabile. Ora che gli scienziati hanno verificato questo fatto, il passo successivo è testare la stabilità per un periodo di almeno sei mesi. L’obiettivo è poi sincerarsi che questo metodo possa durare per migliaia di anni, valutando anche la sua resistenza a eventuali eventi estremi come i terremoti.