L’Italia offre una lezione di umanità alle Nazioni Unite: ecco cosa é accaduto

L’Italia, di recente, ha intrapreso una scelta importante a livello mondiale: aprire le sue porte. Cosa si intende per “rifugiato climatico”? Esiste questa definizione, realmente?  

Di certo è nota al mondo l’espressione di “rifugiato” , ossia colui che trova rifugio in un luogo diverso da quello di provenienza, in quanto non può o non intende ritornarvi per motivi legati a discriminazioni, persecuzioni e simili.

Disastri ambientali
Disastri ambientali (Pixabay)

Se, invece, dovessimo aggiungere a questo termine anche la parola “climatico”, allora la faccenda cambierebbe e diventerebbe ancora più attuale. Per la prima volta, si crea un legame tra la crisi climatica che il pianeta sta affrontando e i flussi migratori, che da sempre hanno caratterizzato il mondo.

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Questo ci porta a pensare ad un’unica domanda: “I rifugiati, allora, possono denominarsi ambientali?” Ecco che la risposta è affermativa, ma scopriamo insieme il vero significato di ciò.

Clima e persone: dati sconcertanti

L’anno 2020 nasconde un dato alquanto importante e utile per comprendere al meglio il fenomeno della migrazione. Secondo quanto emerso dall’Internal Displacement Monitoring Centre, sono ben 55 milioni le persone dette “sfollati ambientali”, perché costrette a trasferirsi soprattutto a causa di eventi climatici di grande portata.

Ciò che più preoccupa è che queste persone provengono, per la maggior parte, da aree in via di sviluppo: Africa, Bangladesh, Sud America, dove i danni ambientali aggiungono disagi alle problematicità sociali-economiche preesistenti.

Alluvioni
Alluvioni (Pixabay)

Nel dicembre scorso, in Italia, sono stati approvati ben due nuovi decreti sicurezza. Tra questi, troviamo il riconoscimento italiano dei migranti climatici. Un evento incredibile, se pensiamo che i migranti climatici, secondo le Nazioni Unite, nemmeno esistono.

L’Italia supera le Nazioni Unite sul fronte umanitario

La svolta vera e propria arriva dalla sentenza n.5022 del 9 Marzo 2021 della Corte Suprema di Cassazione. In quest’occasione si afferma, dunque, che “il nucleo che costituisce la dignità della persona include anche altre situazioni di pericolo come disastri ambientali e dello sfruttamento, sempre più insostenibile, delle risorse naturali.”

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Si tratta di un risultato, questo, senz’altro molto umano, al punto che la Presidente italiana Serena Giacomin, di Italian Climate Network, ha commentato attraverso un ragionamento lineare e logico: “ Se investiamo con astuzia nella sostenibilità, soprattutto nei paesi soggetti a maggiore vulnerabilità, allora potremmo anche ridurre il numero di migranti nel mondo.”

Migrazioni
Migranti climatici (Pixabay)

Spesso, infatti, si pensa che chi è costretto a migrare non soffra del fatto che lascerà il suo ambiente nativo, forse per sempre. Eppure il disagio psicologico ed economico che ne deriva non è cosa da poco.

Appare, così, scontato che urge un’azione decisiva nei confronti di politiche pubbliche volte a migliorare la situazione drammatica di crisi ambientale che stiamo vivendo.

Questo, senza mai dimenticare l’umanità e la dignità personale, valori senza i quali l’essere umano si può dichiarare fallito nella sua missione di esistenza.

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