Specie “aliene” nel Mediterraneo: si possono combattere…mangiandole!

Le specie “aliene” sono sempre più presenti nel Mediterraneo e possono provocare danni agli ecosistemi. Per contrastarne la diffusione, una soluzione è mangiarle.

Sono sempre di più le specie “aliene” che infestano i nostri mari. Si tratta di flora e fauna alloctona, ovvero non originaria di quel luogo ma che a causa dell’azione dell’uomo si trova a colonizzarlo.

pesce specie aliena
Pesce, specie aliena (foto Pixabay)

In questo modo, le nuove specie vanno ad abitare in aree dove già proliferano specie autoctone e quindi creano un cambiamento anzitutto nella catena alimentare. Spesso, con la loro presenza possono arrivare a provocare danni significativi agli ecosistemi.

Ma perché ci sono così tante specie alloctone nei nostri mari, primo fra tutti il Mediterraneo? Perché i cambiamenti climatici stanno modificando enormemente i vari habitat: nei mari si osserva un innalzamento sempre maggiore delle temperature, dunque specie che sono abituate a vivere in acque più calde arrivano anche sulle nostre coste dove ora trovano una temperatura simile a quella a cui sono abituati.

Un fenomeno che possiamo osservare non solo nei mari: anche nei fiumi e nei laghi italiani ci sono numerose specie “aliene”. Qui si vede ancora maggiormente l’azione dell’uomo, in quanto ha man mano introdotto nuovi esemplari fino a incentivarne la riproduzione e a renderla incontrollabile.

Come combattere le specie “aliene”?

pesce carango ronco
Pesce carango ronco (Di Jozef Drab – http://www.fishbase.de/Photos/ThumbnailsSummary.php?ID=1899#, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=40662776)

Data la loro presenza sempre maggiore anche nelle acque italiane, è fondamentale controllarne la diffusione ma anche limitarla ove possibile e necessario. Con quali metodi si può arrivare a monitorare e fermare la riproduzione delle specie “aliene”? Secondo uno studio, una soluzione sarebbe mangiarle!

Ebbene sì: ce lo dice la ricercaMeridionalization as a Possible Resource for Fisheries: The Case Study of Caranx rhonchus Geoffroy Saint-Hilaire, 1817, in Southern Italian Waters” condotta dall’Università di Catania e Camerino, pubblicata sulla rivista Journal of Marine Science and Engineering.

Lo studio analizza, in particolare, una specie alloctona che si trova nel Mediterraneo: il carango ronco (Caranx rhonchus). Questa sarebbe arrivata nelle acque del nostro mare a causa della “meridionalizzazione“, ovvero lo spostamento verso acque più calde, e sarebbe totalmente commestibile.

Sebbene vi siano ovvi rischi per quanto riguarda gli ecosistemi, lo studio evidenzia anche le potenzialità di queste specie alloctone: se le mangiassimo, incentivandone quindi la vendita e il consumo, potrebbero scomparire e quindi aiutare l’ambiente e fare bene alla nostra salute.

Ovviamente c’è anche il rovescio della medaglia: potrebbe infatti accadere che aumentandone il consumo e la richiesta sul mercato, si debba poi offrire una quantità sempre maggiore di prodotto. In questo caso, si otterrebbe l’effetto opposto. Attraverso una selezione e controllo di queste specie e della loro immissione sul mercato, tuttavia, si potrebbero raggiungere ottimi risultati.

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