Droni per pulire gli oceani: realtà o fantascienza?

Ecco una valida ed innovativa risposta per combattere l’inquinamento che colpisce i nostri oceani. 

Microplastiche trovate nei pesci (Foto: greenpeace.org)

Un perfetto sposalizio tra tecnologia e gestione dell’emergenza che si traduce
nell’utilizzo di speciali droni progettati allo scopo di tutelare l’ambientale e ripulire gli oceani dalle plastiche.

Secondo alcune stime riportate da studi recenti del WWF si calcola che ogni anno vengono
trattate circa 396 milioni di tonnellate di plastica. Di queste, solo poco più del 20% del totale, viene sottoposto a processo di riciclo, mentre la restante parte termina la sua vita in mare, per un totale di 150 milioni di tonnellate di plastica dispersa negli oceani.

Abbiamo visto come la stessa Europa stia cercando di creare una legislazione ad hoc proprio per combattere il problema del marine litter, vietando la commercializzazione dei prodotti monouso più ritrovati sulle spiagge.

Occorre di certo sostenere una molteplicità di azioni, anche normative, marcatamente “green” che affrontino a monte la questione per evitare il problema ma dall’altra parte è anche urgente intervenire con soluzioni efficaci per rimediare gli ingenti danni già fatti. 

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Il contributo dei droni per la pulizia degli oceani

Droni (Foto: Adobe Stock)

Il contributo dei droni, al fine di perorare la causa ambientale sarebbe non solo quello di aiutare i ricercatori a studiare gli oceani e quindi raccogliere importanti dati sul loro stato di salute ma anche quello di contrastare la presenza delle plastiche disperse, individuandole e recuperandole.

Il trend degli investimenti finanziari a favore di queste speciali tecnologie anti-plastica è decisamente in aumento, si pensi che in soli 4 anni, in particolare dal 2016 al 2020, si è evidenziato un incremento del 73%, un settore che annovera tra i sui principali finanziatori anche l’Unione Europea.

Il drone WasteShark per esempio, il cui nome deriva dalla forma ispirata allo squalo balena, e stato creato dall’azienda olandese Ranmarine Technologies, e grazie al suo pilota automatico e ad una batteria capace di raggiungere fino a 16 ore ininterrotte di efficienza, può permettere un recupero fino a 350 chili di plastica al giorno.

Una missione audace ma, di certo non impossibile per dispositivi del genere, sarebbe senza dubbio l’erosione del Great Garbage Patch e cioè dell’immensa isola di plastica situata nel Pacifico la cui estensione è stimato sia dai 700.000 chilometri quadrati fino a ben più di 10 milioni di km quadrati di superficie, grande in pratica quanto l’intera Penisola Iberica.

Insomma, si tratta di sfide ambientali ambiziose e urgenti, che gli operosi dispositivi avanguardistici e tecnologici sapranno affrontare al meglio ma solo e sempre se coadiuvati da stili di vita tesi alla riduzione dei rifiuti ed eco-friendly.

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