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Quali sono le due startup italiane finaliste del premio Green Alley Award?

Due startup italiane si sono guadagnate la finale del Green Alley Award, premio dedicato ai progetti in ambito economia circolare. Ecco chi sono e di cosa si occupano.

Eliminare lo spreco, ridurre significativamente la pressione sulle risorse naturali e gli ecosistemi, insomma ottenere una vera e propria economia circolare. Questi sono gli obiettivi del Green Alley Award, premio che vuole valorizzare le startup virtuose in quest’ambito.

Lavoro green (foto Pixabay)

Perché per ottenere un vero cambiamento non basta eliminare l’utilizzo della plastica monouso in Europa, per quanto questa azione rappresenti un passo avanti nel rispetto del pianeta. Bisogna infatti spingere verso un’economia che utilizzi le risorse in modo sostenibile, attraverso idee e progetti innovativi.

E chi, meglio dei giovani, può generare questo cambiamento necessario nell’economia? Per questo, il Green Alley Award vuole essere una vetrina per tutte quelle startup che pensano in primis all’ambiente e alla sua tutela. Ma anche un modo per connettere le giovani menti, affinché possano stimolarsi a vicenda nella creazione di iniziative che vadano in questa direzione.

Il premio si focalizza, in particolare, su tre concetti: riciclo, prevenzione dello spreco e soluzioni digitali. Le startup giunte in finale quest’anno sono sei: di queste, possiamo dire con orgoglio che ben due sono italiane.

Green Alley Award: finalisti

Moda green (foto Pixabay)

Quali sono le startup del futuro, selezionate per l’edizione 2022 dal Green Alley Award? Queste piccole aziende rappresentano, per gli organizzatori, una vera e propria speranza per la creatività del genere umano ma anche per invertire la rotta del cambiamento climatico.

L’inquinamento dell’aria e dei mari non si ferma, infatti, entro i confini nazionali. Si tratta di problematiche che li varcano, andando a impattare su tutto il mondo. I finalisti del Green Alley Award appartengono a 5 diverse nazioni e vogliono essere un simbolo della rivoluzione nell’economia circolare.

Due sono proprio italiane: Agree e Atelier Riforma. La prima ha voluto creare un’alternativa sostenibile alla plastica per gli imballaggi: si tratta di un rivestimento edibile, a base vegetale, per avvolgere frutta e verdura. Questo nuovo materiale, ricavato dagli scarti agricoli, sarebbe anche in grado di aumentare il tempo di conservazione degli alimenti.

Atelier Riforma vuole invece accrescere la moda circolare. Nell’Unione Europea, l’industria del tessile è un settore prioritario e per questo deve essere pensata in ottica più sostenibile. La startup vuole aiutare il mondo della moda a ottimizzare il riuso e la rivendita dei tessuti di scarto, utilizzando l’Intelligenza Artificiale e il digital marketplace.

Tania Gandola

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