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Caccia alle balene | Finalmente dice basta un altro Paese

La caccia alle balene è purtroppo ancora molto diffusa in vari Paesi del mondo. Fortunatamente, di recente un altro Governo ha scelto di vietarla: ecco dove.

Una pratica crudele, diffusa ancora oggi in molte aree del mondo: la caccia alla balena in alcuni Paesi è stata un vero e proprio pilastro per il sostentamento della popolazione per anni, ma ora la situazione è diversa e infatti molti si stanno adeguando.

Balena (foto Pexels/Silvana Palacios)

Sono sempre di più, infatti, le persone che rinunciano a mangiare la carne di balena. La sua commercializzazione è dunque un business che sta piano piano scemando, anche nei Paesi dove la caccia alla balena è quasi una tradizione.

La caccia alla balena viene praticata ancora oggi in Norvegia e Giappone, i maggiori produttori che alimentano il mercato mondiale (sempre più esiguo) della carne di balena. In Alaska e alcune aree della Danimarca, invece, si cacciano le balene ma la loro carne è destinata esclusivamente al mercato interno.

E poi c’è un Paese che ha scelto pochi giorni fa di vietare la caccia alle balene, un’attività che era fortemente tradizionale per la popolazione, dal 2024: stiamo parlando dell’Islanda. Si tratta infatti di una decisione storica, comunicata dal Ministro della pesca Svandís Svavarsdóttir (del partito dei Verdi), ma le motivazioni non sono quelle che ci aspetteremmo.

Caccia alle balene: perché l’Islanda ha detto basta

Whale watching (foto Davide Cantelli/Unsplash)

Perché, dunque, l’Islanda ha scelto di mettere al bando la caccia alle balene? Il primo pensiero andrebbe all’etica e all’ecologia, d’altronde questo Paese è molto avanzato su questo punto, invece non è questo il motivo.

In realtà, questa pratica è stata vietata dal Governo per motivi economici. La carne di balena, infatti, ha perso il suo appeal sulla popolazione. Negli ultimi anni, sono sempre meno le persone che la consumano e quindi questo business non è più considerato redditizio. Anche all’estero, questa carne è sempre meno richiesta.

Prima della pandemia, l’Islanda abbatteva tra i 100 e i 200 esemplari di cetacei all’anno. Con la diffusione del Covid, i dati sono però cambiati: nel 2021 è stata uccisa una sola balena. Anche questo dato supporta il fatto che la carne di balena non è più considerata un alimento essenziale dai cittadini islandesi e all’estero.

Inoltre, c’è un’attività legata al turismo e alle balene che genera sempre più profitto: il whale watching. Un altro tipo di “caccia”, che non fa del male ai cetacei. I turisti, muniti di binocolo o a occhio nudo, vanno infatti alla ricerca di questi meravigliosi esemplari su gommoni forniti da gente del posto. Un business sicuramente più “amico” delle balene!

Tania Gandola

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