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Apre il primo allevamento di polpi al mondo: immorale, rischio ambientale

A nulla sono serviti gli appelli lanciati dalle associazioni: tra poco aprirà il primo allevamento di polpi al mondo. Ecco quali sono le conseguenze per questa specie e per l’ambiente.

Una notizia orribile che non lascerà scampo ai polpi: anche loro infatti, dalla prossima estate, saranno ufficialmente vittime degli allevamenti intensivi. Una pratica crudele, come evidenziato da numerose associazioni a livello mondiale, che colpirà questa specie a causa del suo consumo sempre maggiore.

Polpo (foto Pixabay)

Perché si è reso necessario aprire il primo allevamento di polpi al mondo? Perché, appunto, la domanda di questo prodotto è sempre più alta e dunque i produttori hanno pensato di adeguare l’offerta.

I polpi selvatici sono sempre meno in natura, quindi per rispondere alle richieste del mercato è stato deciso di aumentare la popolazione di questa specie attraverso l’allevamento intensivo. Il primo al mondo nascerà in Spagna, sull’isola di Gran Canaria, da un’idea dell’azienda Nueva Pescanova e sarà già attivo tra pochi mesi.

Quali saranno le conseguenze per i polpi? Come avevamo evidenziato in alcuni articoli nei mesi scorsi, questi animali sono inadatti all’allevamento proprio a causa delle loro caratteristiche peculiari. Sono infatti animali solitari, curiosi e intelligenti, ma anche molto sensibili. Sono inoltre senzienti, dunque in grado di provare dolore emotivo.

Allevamento di polpi: rischio ambientale

Polpo macellato (foto Pixabay)

La concentrazione di numerosi esemplari di polpi in spazi ridotti potrebbe tra l’altro portare a episodi di cannibalismo. Inoltre, la macellazione viene praticata con metodi violenti e che non rispettano l’animale. Ma oltre alle palesi conseguenze che gli allevamenti intensivi avranno per i polpi, dobbiamo tenere in considerazione altresì l’impatto ambientale.

Anzitutto, l’azienda che ha dato vita al progetto sostiene di volere produrre 3 mila tonnellate di polpo all’anno. Quanti pesci ci vorranno per sfamare tutti questi esemplari, dal momento che sono carnivori? Di questo ne risentiranno sicuramente le riserve ittiche.

Per soddisfare la richiesta di mangime per i polpi dell’allevamento intensivo, quindi, si rischia di arrivare a uno sfruttamento smisurato dei mari (overfishing). L’acquacoltura di questa specie, dunque, non è per nulla sostenibile.

Le ragioni che stanno dietro la creazione dell’allevamento intensivo sono tutt’altro che etiche: la legge del mercato e gli interessi economici, d’altronde, la fanno da padroni (ormai troppo spesso). Come si può fermare tutto questo?

Numerose associazioni ma anche diversi scienziati hanno evidenziato le sofferenze che gli allevamenti intensivi provocherebbero ai polpi, così come il rischio ambientale. Eppure, sembrerebbe che il progetto spagnolo proceda senza intoppi: i primi esemplari verranno messi in commercio già nel 2023.

Tania Gandola

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