L’apriscatole è stato inventato 50 anni fa | Ecco prima come si aprivano le scatole

Le scatolette di latta sono nate nel 1810. A brevettarle fu un inglese di nome Peter Durand. Fino ad allora i cibi erano prevalentemente conservati in bottiglie. Ma come si aprivano in un epoca in cui non esistevano gli apriscatole? Ecco la loro storia.

Il metodo di apertura delle prime scatolette era un po’ arcaico, niente linguette, niente chiavette e, sicuramente, niente apriscatole. All’esterno della scatola di latta era spiegato come aprirle con martello e scalpello. In pratica si doveva essere dei novelli Michelangelo.

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La prima scatoletta di latta venne inventata nel 1810 (foto pixabay)

Il primo cibo in scatole risale al 1812, si trattava di carne bovina in gelatina. La trisavola di quelle che conosciamo noi adesso. Provate ad immaginare cosa poteva uscire fuori da una carne tolta da una scatoletta con attrezzi da fabbro.

Durante la guerra civile americana le scatolette erano aperte dai soldati con l’aiuto delle baionette. Un metodo di apertura che, almeno, richiedeva solo la punta del loro fucile e non una scatola di attrezzi.

Sebbene gli alimenti in scatola fossero di sicuro più comodi di quelli in bottiglia, sopratutto per il trasporto, è innegabile che la mancanza di un metodo di apertura semplice deve aver dato vita a diversi incidenti. Io sarei sicuramente incorsa nell’amputazione di un dito.

L’arrivo dell’apriscatole, in ritardo ma ben accetto

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Solo dopo quasi 50 anni nacque il primo apriscatole, ma non come lo conosciamo noi (foto pixabay)

Sarebbe proprio il caso di dire “meglio tardi che mai“. Mosso probabilmente a pietà nei confronti dei soldati impiegati nella guerra, l’americano Ezra Warner, nel 1859 inventò il primo apriscatole: Bayonet.

È chiaro il riferimento alla metodologia utilizzata dai soldati. Il rancio diventò un momento sicuramente più semplice e, indirettamente, i consumatori tutti tirarono un sospiro di sollievo. Per aprire le scatolette non necessitava più essere maniscalchi.

La novità consisteva in una semplice lama ricurva, molto sottile, che andava infilata nel coperchio in metallo e che era collegata ad una seconda lama. Girando a mano la scatoletta, si tagliava la lamiera. Somigliava un po’ all’apribottiglie dei coltellini svizzeri.

Era sicuramente una modalità più semplice rispetto a quella adottata fino ad allora, ma non era comunque la comodità che abbiamo oggi, dove per aprire una scatoletta, basta tirare una linguetta.

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Le scatolette di sardine si aprivano con una chiavetta che arrotolava su stessa il coperchio in latta (foto pixabay)

Più avanti arrivarono gli apriscatole con la chiavetta, che erano tipiche inizialmente delle scatolette di sardine. Si agganciava la chiavetta in una speciale linguetta e la si faceva girare su se stessa, arrotolando il coperchio intorno ad essa.

Più pratico del Bayonet, ma difficile da recuperare quando ancora la moda dell’usa e getta non aveva preso piede nella nostra società. Tutto si riutilizzava, chiavette della scatole di latta comprese. Nel tempo arrivarono poi quelli con le rotelle.

Molte dita hanno sofferto durante la storia degli apriscatole, da scalpelli fino a quelli che conosciamo noi. Altrettante hanno sofferto a causa delle scatolette aperte che diventavano delle lamette taglienti una volta scoperchiate. Le nostre, di dita, sono state più fortunate.